L’autolesionismo si diffonde sempre più tra gli adolescenti e spesso è associato al fenomeno del bullismo, ovvero gli autolesionisti sono vittime di bullismo (o lo sono state in passato) e sfogano il loro profondo dolore sulla propria pelle.
Cos’è l’autolesionismo?
“Cutting” vuol dire tagliarsi la pelle con lamette o qualsiasi altro oggetto affilato, ad esempio chiodi, forbici, coltelli, fermagli, pezzi di vetro, senza avere l’intenzione di uccidersi.
Perché tagliarsi? Tagliarsi è un comportamento che spesso comincia nell’adolescenza, intorno ai tredici agli undici anni, diffuso soprattutto tra le ragazze. Se alcuni ragazzi e ragazze si tagliano, è per controllare e interrompere, in modo indiretto, un dolore mentale troppo forte, un’angoscia troppo intensa e insostenibile: preferiscono soffrire nel corpo che psicologicamente, preferiscono il dolore fisico al dolore mentale e fanno in modo che il dolore fisico prenda il posto di quello mentale.
Le ferite inflitte al corpo sono un mezzo estremo con cui lottare contro la sofferenza psicologica. Per altri adolescenti tagliarsi è un modo per percepire di esistere ed essere vivi: meglio un dolore fisico che non sentire niente o sentirsi vuoti e inutili.
Tagliarsi dà l’illusione di un sollievo, a volte addirittura euforia, come se dai tagli fuoriuscissero finalmente le emozioni che non si riescono a tollerare dentro di sé: la disperazione, la tristezza, il sentirsi rifiutati, la solitudine e soprattutto la rabbia verso qualcun altro. Si prova una rabbia che spesso si trattiene ed è inesplosa, conseguenza del sentirsi incompresi, soli e non accettati dalla società. La rabbia diventa odio contro se stessi, poiché invece di sfogare la rabbia sugli altri lo fanno sulla propria pelle. Con il tagliarsi, l’adolescente cerca una disperata via d’uscita dalla fatica per lui insostenibile della crescita, dal senso di fallimento per il non sentirsi in grado di farcela a diventare grande.
Testimonianza autolesionismo e bullismo in adolescenza
E’ una storia difficile quella di Oxana, una storia che somiglia alla trama di un film, ma è tutt’altro che finzione, è realtà, che lei stessa racconta in una recente intervista. Adottata all’età di sei anni, alle scuole elementari è stata giudicata ed insultata dai suoi compagni, perché straniera, ed etichettata per questo come diversa. Ciò che la feriva di più, erano le parole e le cattiverie: Le ripetevano che lei non aveva dei veri genitori, come tutti gli altri, facendole pesare la sua adozione. Le violenze psicologiche subite da parte dei suoi compagni di classe l’hanno condotta in un abisso, fatto di violenza a autolesionismo.
Alle scuole medie tutto si ripete di nuovo, allo stesso modo. Inizia a fumare, fino a spegnere le sigarette sul proprio corpo, comincia a farsi del male, a provocarsi ferite e graffi sulle braccia. I segni del suo malessere, diventano sempre più profondi, diventano cicatrici sulla sua pelle. Ad ogni insulto, ogni presa in giro, ogni parola che la feriva, ogni volta che qualcuno le faceva del male, lei non reagiva sugli altri, ma se la prendeva con se stessa, preferiva far soffrire se stessa, pur di non far soffrire qualcun altro.
Alle scuole superiori Oxana si trasferisce per un anno a Rieti per studiare, e qui veniva presa in giro perché non era abbastanza magra, non portava i capelli come tutte le altre, non seguiva le mode. Dopo due mesi in cui aveva smesso, comincia di nuovo a provocarsi tagli sulle gambe, dove nessuno poteva vederli, e a bere troppo, non riusciva a rialzarsi. Quando torna a Viterbo, le cose non migliorano affatto, ma peggiorano… continuano le prese in giro, gli insulti. Cade in una profonda depressione.
Sua madre un giorno entra nella sua stanza e vede garze sporche di sangue, capisce tutto. Dopo un forte litigio, i suoi genitori cominciarono a controllarla, per far si che non si facesse ancora del male. Ma questo comportamento troppo apprensivo, oppressivo per lei, l’ha portata a sentirsi sotto pressione e le cose sono precipitate. Poi però ha compreso che volevano solo starle vicino, ed ha deciso spontaneamente di farsi aiutare.
Adesso è quasi uscita da tutto questo, ed ha deciso di creare un gruppo su Facebook, per aiutare se stessa e gli altri, un gruppo in cui darsi forza a vicenda, ed è riuscita grazie a tutte le persone che l’hanno sostenuta, a riprende in mano la sua vita, e a ricominciare pian piano a vivere.Lei è riuscita a trovare la forza, e a vincere una battaglia, che non tutti riescono purtroppo ad affrontare.
Infine Oxana dà un messaggio a tutti i ragazzi che sono in situazioni simili alla sua:
Dico a tutti i ragazzi/e che stanno come stavo io di non chiudersi in se stessi ma di aprirsi con qualcuno perché tenersi tutto dentro vi ucciderà piano piano. Farsi del male non serve. Non aiuta. Non migliora le situazioni. Ciò che voglio dire io e di fregarvene di tutto e di tutti perché siete tutti quanti forti. Non siete inutili non siete un peso. Fanno schifo le persone che si sentono in diritto di giudicarvi e di prendervi in giro loro sono le persone inutili. Un abbraccio, Oxana