Le persone hanno bisogno di un hobby oltre al bullismo e a giudicare.
Il Bullismo lascia le persone con cicatrici visibili ed invisibili a dir poco terribili. Meditate ma soprattutto portate rispetto. Il silenzio a voi non costa nulla, a qualcuno può costare una vita. A volte una parola fa più male di uno schiaffo.
Hai presente quando compri un quaderno nuovo? Nelle prime pagine cerchi di essere il più ordinata possibile, scrivi tutto alla perfezione, evitando errori per non rovinarlo. A metà, lo trascuri già un po di più, scrivi poco ordinato, con tanti errori con sopra mille pasticci.
Quando arrivi nelle ultime pagine poi, inizi a trascurarlo molto di più, scrivi tutto disordinato, non usi nemmeno la penna rossa per il titolo dell’argomento, lnizi ad abbandonarlo, intanto sai che tra poche pagine ,quel quaderno e tutto ciò che contiene finirà nel bidone o nella tua libreria, buttato lì, senza pietà. Ecco, le persone a me trattano sempre così, come un quaderno nuovo.
All’inizio sono molto gentili, mi ascoltano, mi aiutano, mi trattano benissimo e cercano di non farmi del male.
Dopo un po’ però iniziano a trascurarmi, a lasciarmi in disparte, a cercarmi quando gli fa comodo.
E alla fine, alla fine poi, cosa fanno?
Nulla, dopo avermi usato, mi abbandonano, mi buttano via lasciando tutto quel che è stato tra noi, mi abbandonano come niente fosse,come se nulla fosse successo, lasciando tante cicatrici di un passato indelebile.
Li sento tutti. I loro commenti, i loro insulti, i loro sguardi o spintoni. Rimangono impressi nel mio corpo e nella mia mente. E vorrei tanto non accadesse. Non ce la faccio più.
Mi avete fatto del male, mi avete insultata, umiliata ed ora per colpa vostra sto lottando contro il dolore che sento dentro di me ogni giorno che passa. Come se le ossa rotte facessero più male dei nomignoli con cui siamo stati chiamati. E ci hanno chiamati in tutti i modi.
Così siamo cresciuti credendo che nessuno si sarebbe mai innamorato di noi. Che saremmo stati soli per sempre, che non avremmo mai incontrato qualcuno che ci avrebbe fatto sentire come se il sole fosse qualcosa costruita per noi nel loro capanno degli attrezzi.
Corde del cuore così rotte da sanguinare, provando ad ignorare ogni sentimento, per non sentire nulla.
Non ditemi che fa meno male di un osso rotto, che una vita da asociali è qualcosa a cui un chirurgo può rimediare, che non c’è modo di metastatizzarlo, invece sì.Come se le ossa rotte facessero più male dei nomignoli con cui siamo stati chiamati.
Davvero? Ancora che i genitori credono che la scuola è il posto più sicuro del mondo? Forse loro non sanno che i professori ci fanno sentire delle nullità, dei cretini, non sanno di tutto il bullismo che c’è, non sanno che gli insegnanti a volte ci prendono a parolacce e ci odiano. Loro non lo sanno questo e noi continuiamo a fare contenti loro e a distruggere noi.
Ho pensato che il mondo sarebbe stato diverso senza di me, che ero io quella sbagliata, che non ci facevo niente su questa terra, che loro avevano ragione ad insultarmi.. sai qual’é la verità? Io non sono un errore, non sono uno sbaglio, non avevano diritto di insultarmi in quel modo. Io sono forte, loro degli imbecilli. Io questa vita me la merito.
La scuola dovrebbe essere un bel posto dove andare, dove imparare, un posto che faccia sentire i ragazzi a loro agio. Non questa merda dove i professori sono degli incompetenti nonostante la laurea di cui si vantano.
I ragazzi dovrebbero sentirsi al sicuro a scuola e invece vengono presi in giro e maltrattati da altri ragazzi La scuola dovrebbe essere uno dei posti più belli in cui andare ogni giorno, e invece è un inferno.
Quando tornavo a casa, tiravo un sospiro di sollievo.
La bellezza non è la taglia 38 e l’intelligenza non è il 9 di media.
L’ignoranza delle persone è tanta da non capire che non è deridendo gli altri che si diventa migliori.
Pietre e bastoni ti rompono le ossa, ma le parole ti fanno venir voglia di morire.
Mi ridono dietro perché sono diverso, io rido dietro a loro perché sono tutti uguali.
Mi hanno usata. Hanno provato ad uccidermi. Mi hanno insultato. Hanno provato a farmi abbassare la testa. Mi hanno abbandonata. Hanno provato a farmi crollare. Mi hanno fatto odiare. Tutta fatica sprecata, io sorrido ancora.
Ti è mai capitato di sentire persone che dicono cose orribili su te stessa e pensare che abbiano ragione?
Elementari: “cessa”, “brutta”, “cinese” Medie: “sfigata”, “non ti vuole nessuno”, “fai schifo” Superiori: “troia”, “stronza”, “grassa”, finirà mai tutto questo?
Chi cambia la dà vinta a questi bastardi. La verità è che viviamo in una società che si limita a basarsi su delle cose superficiali. Una società con una mentalità così all’antica da non riuscire ad accettare nemmeno la parità dei sessi.
Una società che non è ancora pronta ad accettare la diversità, che respinge tutti quelli che non seguono la massa e che preferiscono sentirsi liberi a modo proprio, perché in fondo una regola di vita non c’è e quello della normalità è solo un concetto acquisito col tempo.
Viviamo in un mondo in cui ci nascondiamo per fare l’amore, mentre la violenza e l’odio si diffondono alla luce del sole.
Viviamo in un mondo dove non si può essere tristi perché c’è sempre qualcuno che ti critica.
Viviamo in un mondo dove tutti si accorgono se sei ingrassata o dimagrita.
Viviamo in un mondo in cui perdere il telefono è più drammatico che perdere la verginità.
Viviamo in un mondo d’apparenza, dove ci si dimentica della sostanza.
Viviamo in un mondo di merda dove chi ruba per dare da mangiare alla propria famiglia si fa sette anni di carcere e chi violenta una ragazzina nemmeno due mesi.
Viviamo in un mondo dove è giusto che un bambino debba vedere suo padre picchiare sua madre ma è sbagliato che una coppia omosessuale abbia il diritto di creare una famiglia.
Viviamo in un mondo grigio..
Il mondo sembra avere un problema con me… mi giudicano ancora prima di conoscermi
Proteggerò mia figlia. Le guarderò i polsi appena tornerà a casa da scuola. Le dirò che la società fa schifo e che è bella. Ma soprattutto, le chiederò VERAMENTE come sta!
Quando in tanti ti dicono che sei “grassa”, “stupida”, “brutta”.. inizi a crederci. Inizi ad essere il tuo giudice più spietato.Inizi a dirti “oggi non uscire, fai troppo schifo” oppure “sei così brutta e ridicola”. Inizi a morire dentro. Inizi a pensare che mai nessuno sarà lì per te. Inizi a chiuderti in camera a piangere, a non uscire più perché ti vergogni di te stessa, a non considerarti più. Inizi a sentirti sempre inferiore a tutti, a non passare davanti ad un gruppo di ragazzi per paura che ti prendano in giro, a cercare di non attirare attenzione, ad essere invisibile. Inizi a sperare che finisca tutto.
Eri una bambina. Una di quelle il cui unico pensiero era giocare, una di quelle che si preoccupava di un compito non riuscito o di un abbraccio mancato. Si, tu eri così, tutti lo erano. Ti dicevano che eri bellissima in qualunque modo, con la treccia, con la coda un po’ fatta male, con i capelli gonfi, umidi. Eri bella perché eri una bambina, perché tanto non ti importava di com’eri fisicamente. Poi hai incominciato a guardarti allo specchio, più e più volte. Confrontavi il tuo peso con quello delle tue amiche, i tuoi capelli con i loro, il tuo naso con i loro, il viso, gli occhi, e così via. Vedevi in loro la perfezione, poi ti guardavi, e vedevi solo qualcosa di diverso, di sbagliato. E’ in quel momento che hai pronunciato la fatidica frase “sono brutta”, ed è in quel momento che la società ha capito come ti sei sentita. Le persone sono cattive, sono felici del tuo malessere, ed è per questo che è iniziato l’incubo che stai ancora, probabilmente, vivendo. “Sei brutta”, “Sei grassa”, “Sei anoressica”. Tu non sei capace di rimanere impassibile, lo si vede dai tuoi occhi, gli occhi non mentono mai. La società sa leggere gli occhi tristi, è questo il motivo per cui loro non si fermano, loro non smetteranno mai di giudicarti. Però tu, se sei ancora in questo schifo di mondo, se stai leggendo, sei forte. Sei forte perché nonostante tutto sei ancora qui. Eri una bambina, ora sei una donna. Una donna forte, ammettilo.
Mi hanno sempre detto che sono brutta. Sin da quando ero piccola. Non facevano altro che paragonare la bellezza e la magrezza delle mie cugine e dire quanto io fossi orribile e grassa.
Alle elementari ero la bambina più brutta della classe, e tutti lo dicevano.
In prima media quando fecero la classifica delle “più belle della classe” ero penultima.
Ero sempre offesa per come ero fuori, da parte di persone della mia classe o di altre, ero troppo grassa, avevo le sopracciglia troppo forte, i capelli corti e stopposi, i brufoli.
Mi ricordo che in terza media successe che nella classe di francese quel giorno ero l’unica femmina e un ragazzo urlò:
“Perché non andiamo a spagnolo? Lì almeno ci sono le ragazze.”
Gli feci notare che io ero una ragazza e mi rispose che intendeva le ragazze belle.
In prima superiore stavo malissimo, da che mi ricordo è stato il periodo più brutto in assoluto della mia vita,
passavo un brutto periodo a casa, mi ero allontanata dalle mie amiche e in classe non avevo legato con nessuno, quindi quando parlavano male di me non avevo nessuno che mi aiutasse a difendermi.
A fine anno un ragazzo mi venne a dire che un altro aveva detto che ero veramente brutta, inguardabile.
Durante l’estate dimagrii, diventai più alta di 10 centimetri, mi arrivarono le tette e mi scomparvero tutti brufoli, i capelli che erano diventati lunghi e morbidi li feci colorare di un biondo tenue e durante la seconda liceo facevo di tutto per curarmi tantissimo, andavo dall’estetista, mettevo un trucco leggero ma perfetto e indossavo vestiti che risaltavano il mio fisico.
L’atteggiamento di tutti nei miei confronti cambiò, nessuno in classe mi parlava male per il mio aspetto, ragazzi che alle medie mi dicevano che ero brutta iniziarono a provarci con me su Facebook, a seguirmi su Instagram, mettevano likes ovunque e mi scrivevano in continuazione. L’anno scolastico passò in fretta e quando tornò la bella stagione dimagrii nuovamente, vari motivi mi spinsero a questa decisione, senza controllo, era l’inizio del mio secondo periodo buio, dato che anche tra la seconda e la terza media ero dimagrita tantissimo, arrivai a pesare 45kg.
E quando ricominciò la scuola iniziai a vestirmi solo di nero per sembrare ancora più magra, mi truccavo pesantemente gli occhi di nero e i capelli erano completamente biondi.
In classe tutti notarono il mio cambiamento, ma nonostante tutto questo non impedì a un ragazzo orribile senza alcuno scrupolo a prendermi in giro davanti a tutti sul gruppo classe, avendomi salvata come “obbrobrio” gliela sto ancora facendo pagare e da allora, visto che sapeva che stavo male, io non lo considero più una persona.
Capii dopo un po’ che solo a me doveva importare come ero fuori, perché nonostante tutto ci sarebbe sempre stato qualcuno che avrebbe detto che ero brutta, quindi se fossi piaciuta a me stessa, se mi fossi piaciuta tutto questo non sarebbe successo.
Da quando ho realizzato questo, sto bene, non sono più sottopeso, mi piace come mi vesto, mi piace il mio viso e come mi trucco.
Mi piaccio io, conta solo questo.
Ho 14 anni e la mia vita è un casino. Fin dall’asilo e dalle elementari venivo esclusa e presa in giro, nessuno mai mi aveva permesso di stare in sua compagnia, ogni volta che chiedevo qualcosa la risposta era la stessa “no!”… mi hanno sempre fatta sentire sola, mi rifugiavo allora in quel solito angolino, da sola, ogni tanto piangevo… poi le elementari: vittima di bullismo (soprattutto verbale, ma più di una volta anche fisico)… mi chiamavano “cicciona, brutta, fai schifo” e con altri appellativi e offendevano anche la mia famiglia… le maestre naturalmente non dicevano nulla e se provavo a dire qualcosa, la colpa era mia secondo loro…
prima media: wow, avevo cambiato scuola e ora mi aspettava una nuova vita! avevo un unico sogno, dimostrare di essere intelligente e smentire le voci discriminatorie che già giravano su di me… per quell’anno ci riuscii… ma poi… subito, a partire dal secondo anno, ho iniziato a essere stanca, stanca di vivere, non mi impegnavo più in niente, non facevo più niente e la mia autostima risprofondò… in terza non era per nulla cambiata la situazione, o forse in realtà si, ero peggiorata: le mie uniche amiche mi avevano abbandonata e sostituita proprio nel momento in cui avevo bisogno di loro
Lui mi ha salvata veramente.
È la prima volta che decido di raccontare un pezzo della mia storia pubblicamente…
Quando ero piccola ed iniziai l’asilo trovai un bambino di nome S********* che mi faceva sempre i dispetti. Mi chiudeva dentro le scatole dei giochi, mi buttava per terra, mi tirava calci, mi spingeva e mi offendeva.
“È un bambino vivace!” dicevano…
E così passarono 3 anni dell’asilo in cui sopportavo, ma non capivo.
Le elementari iniziarono e me lo ritrovai in classe. Da lì passarono cinque lunghissimi anni di torture, di sofferenze e di pianti. Ogni giorno tornavo a casa con ematomi, dita storte, graffi, labbra gonfie. Ma oltre al male fisico che mi recava mi facevano male gli insulti. “Cicciona. Obesa. Fai schifo. Sei enorme. Sei brutta.”
Tutto questo davanti gli occhi di tutti. Eppure, quando i professori chiedevano, nessuno aveva visto niente. Tutti tacevano.
Dicevano che era colpa mia, che ero bugiarda e mi inventavo tutto. E parlavano male di me ai miei genitori che giustamente non mi credevano.
Io ormai per abitudine non mi lamentavo neanche più. Ormai sapevo che ogni giorno mi sarei presa parole, avrei ricevuto la mia dose di pugni o schiaffi, ma che a fine giornata sarebbe passato tutto. Avevo paura a dirlo ai miei nonni (vivevo con loro per problemi famigliari) avevo paura che non appena sgridato S********* mi avrebbe picchiata più forte. Così tacqui. Rimasi in silenzio per anni.
Fino ad un giorno in quinta elementare. Stavo uscendo da scuola in fila indiana ed avevo il cappellino da campagna che mio nonno mi aveva regalato. Lui arrivò da dietro e mi tirò un pugno sulla testa che mi fece cadere x terra ed il cappello atterrò nel fango. Scoppiai a piangere. Non per il male, ma perché era il cappello del mio nonnino…e si era sporcato.Ma aimè quella volta mio nonno lo vise e si avvicinò a lui davanti al professore dicendogli che dovevano tenerlo d’occhio perché non era giusto quello che faceva.
La madre di S******* andò dai carabinieri dicendo che mio nonno l’aveva preso per il collo e gli aveva detto che lo avrebbe mandato in ospedale se mai mi avesse toccata nuovamente. Inutile dirlo, ricordo ancora i giorni seguenti dove mia madre piangeva tutte le notti. Io non parlavo più. Ed una sera mi guardó piangendo e mi disse: “Ti rendi conto che mio padre a 65 anni si prenderà una denuncia per colpa tua? Potevi farti picchiare e stare zitta?” Quelle parole, quella frase rimbomba in me ancora adesso che son passati ben 9 anni. Da quel giorno non dissi più nulla e sopportai fino alle medie dove cambia paese. Da quelle esperienze iniziai ad aver paura ed il timore di ogni cosa. Non permettevo a nessun ragazzo di avvicinarsi, neanche passarmi un libro. Non mi lasciavo avvicinare da nessuno. Neanche dalle ragazze. Nessun abbraccio, non le prendevo per mano, non le salutavo con i baci sulle guance come tutte le altre. Stavo lì a guardarmi attorno per non farmi sfiorare.
Poi… incontrai Lui. Matteo.
Lui è il mio primo ragazzo. Lui è il primo ragazzo di cui mi fidai. Lui è il primo ragazzo che mi prese per mano e mi abbracciò in tutta la mia vita praticamente. La 1a volta che ci vedemmo, il mio cuore battè a 1000 anche per questo motivo.
Lui fu il mio primo bacio sulla guancia. Il mio primo bacio a stampo ed il mio primo vero bacio. Mi lasciai andare con lui.
Però ogni volta che cercava di accarezzarmi il viso avevo degli scatti involontari. O quando mi accarezzava la gamba. Avevo il ricordo di S******* e delle sue azioni.
Ma Lui, mi salvò. Pian piano mi lasciava la sua mano… ed io me la appoggiavo al volto dove volevo. E mi accarezzavo il viso. Ci volle un po’ ad abituarmi. E la prima volta che lo fece senza la mia mano scoppia a piangere di gioia! Questa è la frase che gli ripeto ogni volta:
“Tu, mi hai insegnato che le mani son fatte per fare anche del bene”
Essì. Lui mi ha salvata e curata.
Lo amerò per sempre per questo.
Lui è speciale. Lui è unico. Ed io…io lo amo più di me stessa.
Io non lo so, non sono mai riuscita a capire tutto quest’accanimento su di me. Mi avete strillato in faccia, davanti ad una classe intera, che ero una troia alle medie, ed ero solo una ragazzina. Mi avete umiliata, mi avete anche menata, ed io il perché non l’ho mai capito. Avete fatto di tutto per mettermi più persone possibili contro, tutt’ora quando passo per strada mi guardate come se fossi una persona di merda, come se non valessi niente, poi guardate la vostra amichetta e vi fate la risata. L’anno scorso all’assemblea d’istituto avete fatto leggere al microfono, davanti a tutti “Questo va a quella troia psicopatica”. Davvero?! Davvero credete di essere simpatiche? Ora dovete ricominciare? Ho solo il terrore che ricominci tutto, ne ho veramente paura. Non posso reagire, sono una contro mille. Il bullismo è una cosa seria, dannazione. Ho paura, di nuovo.
Comincia l’ansia.
La paura di non esser accettata.
La paura di sbagliare sempre.
La paura di essere di nuovo vittima di bullismo.
Ricomincia la scuola.
Quel posto nel quale sei chiusa dentro come se fossi in una prigione.
Quel posto nel quale sei etichettata in ogni modo possibile.
Si ragazzi manca pochissimo.
E ricomincia la solita routine del cazzo.
Mi prendevano per il culo perché usavo le borchie e ora le usano loro.
Non gli andava il mio smalto Nero e ora lo adorano.
Insultavano i miei vestiti non di marca e ora fanno i moralisti dicendo che le marche non servono.
Dicevano “sei un cesso, quattr’occhi” e ora stanno con persone simili fisicamente a come ero io in quel periodo.
Mi deridevano con ogni minimo insulto e ora postano cose contro il bullismo.
Sono diventati tutti dei falliti e io bene o male nel mio piccolo sto bene.. quindi i pezzi di merda che vi insultano, picchiano o altro non hanno idea di cosa diventerete tra qualche anno e di cosa si perderanno. Loro vivranno in mezzo alla merda, voi li guarderete dall’alto.
Il bullismo è crudele, ma lo è di più quando il tuo bullo diventa colui che era la persona più importante per te..quando il tuo migliore amico diventa il tuo bullo. Tutto iniziò quando avevo 5 anni andavo sempre a casa di mia nonna e di fronte c’era una bambina, un po’ più piccola di me, anche lei andava dalla sua nonna. Giocavamo sempre insieme, a volte con noi giocava anche suo cugino, della mia stessa età, ci divertivamo tantissimo insieme. Anche le nostre famiglie erano uniti, erano molto amici tra di loro. Ma poi un giorno si litigarono e così l’amicizia finì..per trasformarsi in odio. Ma io e i due cugini continuavamo a giocare comunque. Ad 11 anni inizio la prima media, andavo d’accordo con i miei compagni ed era tutto okay. Un giorno la mia professoressa mi mette con un ragazzino, lui mi torturava, mi faceva sempre dispetti così la prof mi dovette levare. Piano piano diventammo amici, molto amici, fino a diventare migliori amici. Noi pensavamo che ci fossimo conosciuti in prima media, fino a quando mi disse che aveva una cugina di nome un’anno più piccola di lui. Subito mi venne un flashback in mente e gli chiesi chi lei fosse e così capii che lui era il cugino di quella mia amica d’infanzia. Non gli dissi nulla, avevo paura che se lui sapesse che le nostre famiglie si odiavano mi avrebbe abbandonato. Eravamo come fratelli, lui veniva sotto casa mia, passavamo mattina, pomeriggio e sera insieme a ridere e a scherzare come amici di vecchia data, forse perchè in parte lo eravamo. Ci litigavamo spesso, ma facevamo subito pace. Si fidanzò con la mia migliore amica, ed ero la ragazzina più felice del mondo. Ma quando si lasciò incominciò a piacergli una mia vecchia amica…avevo brutti ricordi con lei. Tutte le persone si avvicinavano a me per arrivare a lei, così non volevo che lui facesse la stessa cosa e poi mi abbandonasse. Ma disse che si sentiva troppo attaccato da me, e mi allontanò. Gli chiedevo sempre scusa e gli dicevo sempre quanto bene gli volevo, ma niente. Quando iniziò la terza media incominciò a torturarmi. Mi umiliava, mi alzava le mani a volte, mi prendeva in giro e mi faceva odiare da tutti. Arrivai a fare cose brutte per lui, finchè per il mio compleanno mi fece gli auguri. ‘mh è finito tutto finalmente?’ pensai, ma non era così. In prima superiore lo vedevo sempre, un bel giorno mi fece impazzire così tanto che non ce la feci più, scoppiai e lo feci piangere. Gli diedi schiaffi, calci e lo presi a colpi di giubbotto, pianse. Alcuni mi applaudivano, altri mi prendevano per pazza, ma non me ne fregava nulla. Loro non sanno tutto ciò che mi ha fatto passare, che mi picchiava senza motivo. Adesso non ha nemmeno il coraggio di guardarmi negli occhi, sa che se lo fa lo potrei buttare dal treno. Sono fiera di me e lo è altrettanto mio padre sapendo tutto ciò. Ma ancora non è finita, lui è come una perseguitazione. Lo trovo ovunque. Trovo ovunque sua mamma e tutta la sua famiglia, il suo nome, il suo cognome, tutto. So che lo troverò sempre, e un giorno lo ringrazierò anche…perchè mi ha fortificato e mi ha reso più forte.
A scuola sono stata derisa molte volte. Mi dicevano “muori”, mi dicevano “stupida, cogliona,fai schifo” Mi trovavano qualsiasi difetto…si divertivano a trovarmi persino il più piccolo difetto e quindi cominciai a vedermi davvero brutta…il mio viso era un miscuglio di schiefezze…io ero un miscuglio di insicurezze. Non vedevo l’ora che la scuola finisse..ero in terza media, sarebbe stato il mio ultimo anno. Mi prendevano per il culo perché ho una fossetta sul mento o perché ho il naso un po’ storto. Trovavano qualsiasi pretesto. Storpiavano il mio cognome e a volte anche il nome. Un giorno cercarono di annegarmi in piscina. Mi hanno distrutta. e ovviamente nessuno capiva…i miei genitori interpretavano i miei pianti come “è l’adolescenza” e io pensavo “adolescenza un cazzo!! Andateci voi in quella classe!”
Poi mi tagliai i capelli e loro furono molto contenti di avere qualcos’altro da sfottere. Un giorno arrivò una psicologa a parlarci del bullismo e di come reagire se si è vittime…e guarda caso i bulli della classe fecero i moralisti. Tutti davano per scontato che poi la mia depressione sarebbe andata via, nessuno capiva quanto soffrissi, sottovalutavano il problema. Allora me la presi con Dio. Perché non sapevo a chi dare la colpa…che poi alla fine in Dio nemmeno ci credo. Ho perso il conto delle volte in cui mi mettevo davanti allo specchio e guardavo i miei difetti…cercavo di nasconderli quegli orribili difetti. Guardavo le altre ragazze e desideravo essere come loro, mi dicevo che se fossi stata più magra o più carina sarei potuta piacere a qualcuno e mi odiavo…mi odiavo perché non ero carina, non lo ero nemmeno un po’.
Cercavo di coprire il mio viso sotto il trucco. Ma non serviva perché io mi facevo schifo comunque. Poi guardavo mia sorella; magra, alta, bionda, bella..e mi sentivo ancora più stupida e insignificante. Ma nonostante tutto non mi sono mai tagliata. Non ne ho avuto il coraggio, il sangue mi fa schifo. E quindi mangiavo di meno, volevo diventare magra volevo togliermi quei fianchi, volevo diventare bella. Cercavo di nuotare in mezzo a tutto questo schifo, da sola, cercavo di non affogare, di restare a galla. Poi arrivò lui, il mio migliore amico. Avete presente la sensazione che si ha quando ci si immerge al mare o in piscina e non si ha abbastanza fiato per tornare su e allora arriva sempre qualcuno che ci afferra la mano e ci riporta su? Be’ lui fece così, mi riportò su, mi aiutò a uscire dalla depressione. E nessuno mi prese più in giro, stavo quasi bene, ero felice e non dico che mi vedevo bella ma almeno mi sentivo decente. E ora sto bene, ora spero di continuare così, spero di non affogare mai più.