La terza puntata di “Senza Peccato“, in onda ieri venerdì 1 maggio su Rai Due e condotto da Milo Infante, racconta il fenomeno del bullismo, problema che affligge il 67,9% degli adolescenti.
Tre le storie di violenza raccolte, che hanno come vittime ragazze minorenni:
La prima storia è quella della dodicenne di Sestri Ponente aggredita da una bulla di 17 anni sotto gli occhi impassibili dei compagni, di cui viene mostrato il filmato integrale. Queste scene mostrano gli “amici” della vittima 12enne, che si preparano a riprendere l’aggressione con i cellulari. Si sentono risate di sottofondo, mentre arriva la ragazza ignara di ciò che l’attende e della trappola in cui è caduta. Ancora risate, dei ragazzi circostanti, poi esplode la rabbia e il pestaggio ha inizio: la ragazzina viene picchiata con violenza, riempita di calci, pugni, sputi, insulti, mentre intorno ancora risate e riprese, di ragazzi che restano fermi a guardare la scena come spettatori divertiti. Dopo 12 minuti di violenza a intervenire sono due ragazzi, che fermano la bulla e dividono le ragazze. Mentre intorno le altre “amiche” della giovane continuano a scherzare dicendo “l’ha ammazzata” e sorridendo come se non gli importasse nulla del male che le hanno fatto. Quello che colpisce è il comportamento di chi ha ripreso, guardato e si è divertito nell’assistere alle scene.
Un’altra scioccante storia è quella di Alessia, 17 anni di Vigevano, massacrata da tre coetanee, che l’hanno aspettata fuori da un locale. Lei che le credeva amiche, è stata buttata a terra, picchiata senza pietà, con calci anche al volto. Anche lei salvata da due ragazzi che sono intervenuti. La ragazza perde i sensi, pensa di morire. Riesca a tornare a casa, ma è piena di lividi, contusioni, graffi, ferite, è sporca di sangue e spaventata, ha la faccia sfregiata, ciocche di capelli che le cadono, senso di nausea e attacchi di panico e la madre la porta al pronto soccorso. Da quel giorno ha paura di uscire, non riesce a riprendere la vita di sempre, ha continui attacchi di panico.
Iryna è invece stata presa di mira dai suoi compagni perché figlia di mamma straniera e orfana del papà. Il bullismo è iniziato alle elementari, a causa del suo nome, e perché la madre era di origini russe. Quando era in 5 elementare il padre muore per un infarto, e nessuno le è stata accanto. Anzi, la violenza è andata avanti, con pestaggi di gruppo, all’uscito da scuola, con calci, pugni e insulti: “prostituta”, “muori come tuo padre”, “non meriti di vivere” e vere e proprie minacce di morte verso di lei e la sua famiglia. Lei aveva paura che la situazione se avesse parlato sarebbe peggiorata, con altri insulti e botte. Soffriva così tanto che iniziò a tagliarsi, a fare tagli sulle braccia, sulle gambe, sulla pancia. Quelle ferite non facevano però più male di quello che le provocavano i bulli. Era un circolo senza fine, ma è riuscita ad uscirne grazie ad una ragazza, ad un amica speciale incontrata in primo superiore, che l’ha amata e difesa. “Parlatene, non abbiate paura” dice Iryna a chi vive le stesse situazione.
Oltre alle voci delle vittime, sono state raccolte le opinioni e le esperienze di giovani e ragazzi su questo tema, ormai una vera e propria emergenza.
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