[vc_row][vc_column][vc_column_text]La prima definizione di bullismo è stata data dallo psicologo Dan Olweus considerato il più grande studioso del fenomeno. Nelle sue prime ricerche negli anni 70 definisce per la prima volta il bullismo:
“Il bullismo una violenza fisica, verbale o psicologica ripetuta, che si protrae nel tempo, con uno squilibrio tra vittima e carnefice. Il bullo sceglie la sua vittima e la perseguita per un tempo indeterminato. Con conseguenze devastanti nel tempo. Quindi uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto da parte di uno o di più compagni.” (Olweus, 1993, Bullismo a scuola. Ragazzi oppressi, ragazzi che opprimono).
La definizione di bullismo è data dall’Osservatorio nazionale per l’infanzia:
“Diciamo che un ragazzo subisce delle prepotenze quando un altro ragazzo, o un gruppo di ragazzi, gli dicono cose cattive e spiacevoli, riceve colpi, pugni, calci e minacce, quando viene rinchiuso in una stanza, riceve bigliettini con offese e parolacce, quando nessuno gli rivolge mai la parola. Questi fatti capitano spesso e chi subisce non riesce a difendersi. Si tratta sempre di prepotenze quando un ragazzo viene preso in giro ripetutamente e con cattiveria. Non si tratta di prepotenze quando due ragazzi, all’incirca della stessa forza, litigano tra loro o fanno la lotta”.
Un’altra definizione di bullismo e del comportamento del bullo è data da Sharp e Smith:
“Mira deliberatamente a far del male o danneggiare; spesso è persistente, talvolta dura per settimane, mesi e persino anni ed è difficile difendersi per coloro che ne sono vittime. Alla base della maggior parte dei comportamenti sopraffattori c’è un abuso di potere ed un desiderio di intimidire e dominare”
(Sharp e Smith, 1995 Bulli e prepotenti nella scuola. Prevenzione e tecniche educative). Ferrington lo definisce come:
Un’oppressione, psicologica o fisica,ripetuta e continuata nel tempo, perpetuata da una persona – o da un gruppo di persone – più potente nei confronti di un’altra persona percepita come più debole.
Definizione di bullismo e caratteristiche
Definizione semplice: Per bullismo si intendono tutte quelle azioni di prepotenza da parte di un bambino/ ragazzo (il bullo), nei confronti di un coetaneo percepito come più debole (vittima).
- Il bullismo è definito come intenzionale, cioè il bullo non lo fa per gioco o per caso. E’ consapevole del male che provoca. La sua intenzione è quella di ferire. Desidera fare del male e causare un danno fisico/psicologico nella vittima.
- È ripetuto nel tempo.
- Il bullismo viene incoraggiato dagli altri o non punito e questo alimenta il bullismo.
- La vittima non riesce a difendersi e opporsi perché il bullo è più forte o sostenuto dal gruppo.
- Non ha giustificazione o motivazione.
- Provoca divertimento/soddisfazione nel bullo e profonda sofferenza nella vittima.
Definizioni forme di bullismo
La definizione non è una sola, ma ci sono più definizioni. Infatti il bullismo ha forme diverse
Definizione bullismo diretto:
Le azioni offensive consistono in attacchi fisici aperti nei confronti delle vittime. Il bullismo diretto è costituito dai comportamenti aggressivi e prepotenti più visibili e può essere agito in forme sia fisiche sia verbali.
Il bullismo diretto fisico consiste nel picchiare, prendere a calci e a pugni, spingere, dare pizzicotti, graffiare, mordere, tirare i capelli, appropriarsi degli oggetti degli altri o rovinarli.
Il bullismo diretto verbale implica il minacciare, insultare, offendere, prendere in giro, esprimere pensieri razzisti, estorcere denaro o beni materiali.
Definizione bullismo indiretto (psicologico e in maggioranza femminile):
Sopraffazione psicologica, sono atti meno visibili e quindi più difficili da individuare, ma non meno dannosi per le vittime (esempi: esclusione dal gruppo dei coetanei, isolamento, smorfie, gesti volgari, diffusione di pettegolezzi e calunnie, danneggiamento dei rapporti di amicizia). Generalmente è diffuso tra le ragazze, ma negli ultimi anni non è raro assistere a vere e proprie risse femminili.
Definizione bullismo femminile, tra ragazze:
Il bullismo femminile è subdolo, ambiguo e fa leva sulla parte psicologica della vittima, motivo per cui è anche chiamato bullismo psicologico. Esso mira a distruggere l’immagine esteriore ed interiore della vittima. Le forme tipicamente usate sono la calunnia, l’esclusione del gruppo (inteso sia come pari che gruppo classe), le prese in giro sul fisico, sul modo di vestire sul carattere e così via. Tali atteggiamenti hanno lo scopo di rafforzare l’immagine di colei che effettua bullismo rispetto al resto del gruppo, di colei che si sente e viene percepita come “leader”.
Questo tipo di bullismo ha l’enorme capacità distruttiva e l’incisività sull’autostima e sulla capacità di relazione; pur non ricorrendo, infatti, generalmente, alla violenza fisica, arriva lì dove la violenza fisica, spesso applicata dal sesso maschile, non arriva, indagando dapprima sul punto debole della vittima per poi infierire in modo assai continuo e costante. A risentirne è indubbiamente il senso di sicurezza nei confronti del gruppo e l’autostima, poi lo stile relazionale e quindi l’approccio con gli altri. Infatti la ragazza che subisce bullismo psicologico diventa chiusa in sé stessa e ha difficoltà relazionali.
Definizione bullismo omofobico: Ecco una definizione di bullismo omofobo chiara e sintetica.
Il bullismo omofobico si definisce in tutti gli atti di prepotenza e abuso che si fondano sull’omofobia, rivolti a persone percepite come omosessuali o atipiche rispetto al ruolo di genere. È un fenomeno sociale che riguarda in misura maggiore i maschi. I bersagli sono non solo adolescenti gay o lesbiche ma anche coloro che vengono percepiti come tali, in base a stereotipi (ragazze con i capelli corti e poco inclini al corteggiamento dei ragazzi, ragazzi con un particolare modo di vestire, con una voce più dolce o più sensibile rispetto ai coetanei
Definizione Cyber bullismo:
Il cyberbullismo è una forma di disagio relazionale, di prevaricazione e di soppruso perpetrata tramite i nuovi mezzi di comunicazione nei confronti di una persona percepita come più debole o vittima: telefonate o invio di SMS e MMS con testi o immagini volgari, offensivi o minacciosi; diffusione di informazioni private su un’altra persona, anche pubblicando filmati e foto su Internet; calunnie diffuse tramite mail, chat o blog.