10 febbraio – Un altro episodio di bullismo, l’ennesimo in pochi giorni, questa volta a Bologna. Una bambina di soli 12 trova il coraggio di raccontare, sostenuta da suo padre, le ripetute violenze, fisiche e psicologiche subite a scuola. Perché? La sua “colpa” è quella di essere una ragazza timida e tranquilla, per questo “motivo” diventata bersaglio di “scherzi” e angherie. La ragazza era stata presa di mira fin dal primo giorno in quella scuola, un anno e mezzo fa.
Fuori dall’aula, la ragazzina viene prima insultata da un suo compagno di classe, come succedeva ormai ogni giorno, ma questa volta decide di reagire, dandogli uno schiaffo. Quando rientra in aula si avvicinano minacciosi i soliti tre bulli. Due di loro la tengono ferma per le bracca, e l’altro la colpiva violentemente con calci e pugni allo stomaco, per alcuni minuti senza che nessuno intervenisse. La professoressa non vedeva nulla perché era al pc durante la ricreazione. Il bullo le tira contro un banco e a quel punto l’insegnante interviene, per fermare la violenza incontrollabile del ragazzino. La ragazza ha denunciato tutto ai Carabinieri, raccontando ogni particolare di quei giorni di violenza che sono ancora impressi vividamente nella sua mente.
La bambina ha iniziato a stare male, a vomitare, e la scuola ha avvertito immediatamente il padre, che è accorso preoccupato. Il padre e la scuola erano a conoscenza di ciò che accadeva, ma le note, gli incontri e i richiami nei confronti dei genitori dei bulli non hanno portato mai a nulla, perché le violenze sono continuate, fino ad oggi quando la violenza è esplosa ed è stata denunciata dal padre della ragazza ai carabinieri, perché possano intervenire al più presto e mettere fine all’incubo di sua figlia.
Riceveva anche messaggi e minaccie attraverso social network e WhatsApp nel quale i bulli le intimavano di far loro i compiti perché altrimenti l’avrebbero riempita di botte. Ora la ragazzina è terrorizzata e traumatizzata, non vuole più mettere piede in quell’aula, dove per troppo tempo non è stata protetta, ma umiliata e picchiata.
Che cosa assurda, la professoressa che faceva al PC?
Diciamo che faceva finta di non vedere! No?