La storia di un’amicizia cancellata dal bullismo. Anche la tua migliore amica può tradirti e andare dalla parte dei bulli, dei più “forti”
Potevo avere anche tutta la classe contro, ma la sua amicizia mi dava la forza di resistere, la sua voce cancellava il dolore. Lei mi era vicino ed io mi sentivo meno sola. Quando eravamo insieme riuscivo a sorridere, le lacrime e le ferite non facevano male. Pensavo che mai l’avrei persa, che mai mi avrebbe lasciata. E invece, quanto ero ingenua.
Un giorno, d’improvviso, entrando in classe trovai il suo banco vuoto. Mi guardai intorno e la vidi seduta insieme alle altre compagne. Parlava anche con le due capo-bulle. La vedevo ridere e scherzare con loro. Mi sembrava un incubo. Rimasi immobile, incapace di muovermi, di parlare, di piangere e persino di respirare. Mi mancava l’aria, l’ossigeno della vita l’avevo trovato nell’amicizia, che credevo sincera e vera. Non riuscivo a capire, non riuscivo a trovare una spiegazione, volevo solo che quel giorno finisse. Ma anche i giorni successivi accade lo stesso, anzi, lei sembrava sempre più integrata in quel gruppo. Non mi rivolgeva la parola, non mi salutava, mi ignorava. Era questa la regola per far parte di quel gruppo, che contava tutti i compagni di classe: non essere miei amici. Una regola che anche lei rispettava. Il suo comportamento e la sua indifferenza mi facevano malissimo. Ma non sapevo cosa fare. Avrei dovuto parlarle? Chiedere una spiegazione? Mi decisi e mi avvicinai a lei. Non riuscii a pronunciare neanche una parola, perché iniziò insieme alle altre ad attaccarmi con i suoi insulti. “Cosa vuoi?”, “Non l’hai capito che io non voglio più stare con te?” “Non siamo più amiche, tu sei troppo noiosa e stupida”. Ridevano e mi dicevano che ero “brutta e sola”, nessuno poteva stare con me.
Perché si comportava così? Sapeva di ferirmi, ma non le importava. Era cambiata, era diventata cattiva come loro e io non riuscivo più a riconoscerla, dov’era finita la persona buona, simpatica e semplice che avevo conosciuto? Forse non l’avevo mai conosciuta davvero, forse era stata solo una mia illusione, pensavo mi volesse bene, ma ero stata ancora una volta presa in giro. Sembrava felice con il suo nuovo gruppo di amiche, che erano anche loro felici di averla attirata dalla loro parte, perché sapevano quanto male mi avevano fatto e quanto questa situazione mi facesse soffrire. Erano felici di vedermi infelice, sola, abbandonata, umiliata. Ed io mi ripetevo di non piangere, di essere forte, ma finii per crollare, in lacrime davanti a tutti. Nessuno mi diede la sua mano, tutti ridevano ed io non riuscivo più a sopportare quel dolore profondo che avevo dentro. Niente aveva più senso senza di lei, come aveva potuto cancellare quei giorni, quei mesi, quegli anni trascorsi insieme? Non erano nulla per lei, io non ero più nulla. Ero stata una cosa, da usare, gettare, maltrattare e di cui si era liberata facilmente. Ero un peso, un inutile peso, che nessuno voleva. Mi convincevo che fosse così…
Passarono i mesi ed io versai mille lacrime. Un giorno all’improvviso entrai in classe e la trovai accanto a me. Mi disse che erano state le altre ad obbligarla a stare con loro, aveva avuto paura, l’avevano minacciata e lei aveva dovuto fingere e trattarmi male. Scoppiò in lacrime, dicendomi quanto fossero state cattive, era tornata sui suoi passi dopo che le avevano detto di non volerla più nel loro gruppo e dopo che l’avevano chiamata “balena”, “grassa”, “brutta”. Aveva provato anche lei ciò che io avevo sopportato per tanto tempo e quelle parole avevano ferito anche lei. Forse si era resa conto dei suoi errori, forse si era messa nei miei panni. Riuscivo a capirla e mi rispecchiavo in lei, per me non c’era stato nessuno quando ne avevo bisogno e non volevo comportarmi allo stesso modo. Così l’abbracciai, la perdonai, le dissi che le sarei stata vicino sempre e che poteva contare su di me. Lei sorrise e quel sorriso, sembrerà impossibile, ma mi ripagò di tutte le lacrime. Le volevo bene e niente, neanche il male o il tempo, era riuscito a cambiare le cose, a cancellare quel sentimento dentro di me. Ascoltai il mio cuore e non la mia testa o il mio orgoglio. Non ho sbagliato a seguire l’istinto, non so quanti avrebbero avuto la forza che ho avuto di perdonare e ricominciare.