La bulla ha quasi sempre un aspetto angelico. Nessuno sospetterebbe mai di quella ragazzina carina e tranquilla, ma dietro quella maschera si nasconde cattiveria e furbizia. La mia bulla aveva capelli biondi e un sorriso da angelo. E’ proprio quest’apparenza che le rendeva facile il suo gioco.
Il bullismo femminile è più sottile, quasi invisibile, ma costante e distruttivo, più della violenza fisica. Perché la bulla si circonda di un grande gruppo e inizia a dettare le regole per farne parte: la prima è non parlare, non stare né sedere mai con la vittima prescelta. Così la ragazza presa di mira inizia ad essere isolata e allontanata da tutte le sue coetanee, che cominciano senza alcun motivo ad evitarla e a trattarla come se fosse diversa. Il loro scopo è far sentire la preda piccola, sola, esclusa e umiliata, e ci riescono bene, perché toccano i punti deboli che OGNI persona ha.
Una ragazzina di 12 anni vuole solo sentirsi accettata e amata, perché è in una fase delicata, di crescita, in cui si è ancora fragili ed emotivamente instabili. Da una parte la bulla si comporta così per far fronte a questo bisogno di sostegno e di accettazione, si mostra forte e dura, per far si che gli altri la ammirino, la guardino, l’apprezzino e la seguano. I suoi “seguaci” si sentono a loro volta parte di un gruppo e l’essere uniti e integrati dà loro soddisfazione e felicità, poco importa se questo significa fare del male a qualcuno, perché il “bene” più grande per ognuno di loro è sentirsi forti e mai soli. La paura di essere a loro volta esclusi o giudicati, li porta ad assecondare tutto e a non intervenire. Dall’altra parte, la vittima, sentendosi odiata da tutti inizia ad essere sempre più fragile e si convince di essere sola. Il gruppo inizia a prenderla in giro, a ridere di lei, non invitarla alle feste, mettere in giro false voci sulla sua famiglia. Questa violenza psicologica e verbale non lascia segni visibili sul corpo, ma ha gravi effetti sulla mente della vittima. Giorno dopo giorno viene distrutta completamente la sua autostima, la vittima si chiude in se stessa ed è sempre più insicura e taciturna. Nessuno, familiari o genitori, si accorge di questo malessere interiore. Non si hanno segni o lividi, ma ferite profonde dentro, che non guariranno mai e che si porteranno per tutta la vita.
A differenza di come ci mostrano in TV, il bullismo femminile non sfocia quasi mai in un’aggressione, ma il più delle volte è una violenza psicologica e sottile. Nel caso della violenza fisica ci sono le testimonianze, come i filmati sui cellulari o pubblicati su Youtube. Ma non esistono prove che possano mostrare il male provocato dalle parole. Quindi chi subisce questo tipo di violenza, rimane per molto tempo, persino anni in silenzio, per paura di non essere creduta e di essere considerata bugiarda o stupida.
Quando cercavo di parlarne con gli insegnanti, la bulla era così furba che diceva alle maestre che lei aveva solo cercato di difendersi e che ero stata io ad iniziare con le cattiverie, poi scoppiava a piangere e venivo puntualmente sgridata dagli insegnanti. Oppure diceva che avevo inventato tutto, che non era vero e veniva creduta perché aveva tutta la classe che la difendeva. “Non me l’aspettavo da te, chiedile scusa!” mi diceva l’insegnante.
Nessuno mi credeva, perché lei sapeva calarsi bene anche nei panni della vittima e quindi nessun adulto si è mai accorto di ciò che faceva, né io ne parlavo con i miei genitori, minacciata e impaurita dalla bulla che mi intimava di non dire nulla, altrimenti l’avrei pagata cara. Il suo sorriso era cattivo e i suoi occhi pieni di odio e di rabbia. Non capivo come tanta cattiveria potesse nascere da una ragazzina di soli 7 anni. Le ferite che avevo dentro ho continuato a portarle e a sopportarle in silenzio, mentre lei continuava indisturbata il suo “gioco”.