Non so quanto ci sia di vero nelle parole di Anniek Cojean, né quanto ci sia di vero nelle parole del Fatto Quotidiano che lo citano, ma mi ha fortemente emozionato leggere la lettera del preside di un liceo americano ai suoi docenti. Ogni tanto la rileggo e suona così:
«Caro professore,
sono un sopravvissuto di un campo di concentramento. I miei occhi hanno visto ciò che nessun essere umano dovrebbe mai vedere: camere a gas costruite da ingegneri istruiti; bambini uccisi con veleno da medici ben formati; lattanti uccisi da infermiere provette; donne e bambini uccisi e bruciati da diplomati di scuole superiori e università. Diffido – quindi – dall’educazione. La mia richiesta è: aiutate i vostri allievi a diventare esseri umani. I vostri sforzi non devono mai produrre dei mostri educati, degli psicopatici qualificati, degli Eichmann istruiti. La lettura, la scrittura, l’aritmetica non sono importanti se non servono a rendere i nostri figli più umani».
Ecco, io penso – e lo pensavo anche prima di leggere questa lettera – che l’educazione debba consistere soprattutto in questo, nel rendere i giovani più umani, nel donare disinteressatamente gli strumenti che permettano loro di vivere una vita migliore in un mondo migliore. Un mondo in cui esiste il bullismo, in cui ogni giorno qualcuno viene deriso, insultato, picchiato senza un motivo, con prepotenza, non è un mondo in cui ha vinto l’umanità. È il mondo degli istinti che prevale, dei sentimenti bassi, della legge darwiniana e dell’ingiustizia. È un mondo in cui nessuno può vivere bene, neanche i bulli.
È per questo che io penso che il ruolo dell’insegnante, se bene non sia l’unico, sia molto importante nel rendere il mondo un posto migliore.
Lo so, i docenti non sono eroi, non sono perfetti, sono persone normali con annessi pregi e difetti. Ma hanno scelto questa professione e hanno il dovere di dimostrare che si possono educare i giovani e si possono guidare verso la loro strada fino ad avere ingegneri istruiti, medici ben formati, infermiere provette, laureati di ogni genere ma che siano tutti ugualmente umani.
Lo so, i programmi sono lunghi e i tempi sono brevi. So anche questo. Ma cinque minuti della vostra lezione trovateli lo stesso per lasciar da parte l’italiano, la geografia, la matematica ed insegnare ai giovani a non avere paura, ad avere fiducia in se stessi, ad esprimere opinioni sincere e ad essere pronti a cambiarle, ad ascoltare, a cambiare posto e sedersi accanto a chi non ci fa sentire così al sicuro, ad uscire dal proprio guscio e a scoprire che il mondo è immenso e che non si finisce mai di scoprire e d’imparare e che tutto andrà meglio per tutti se impariamo a comportarci da esseri umani.