Nel 2015 a 27 anni si suicida un giovane, l’ennesima vittima di cyberbullismo, un’altra vita spezzata: Andrea Natali nato e cresciuto in un piccolo paesino di Vercelli. E’ stato trovato senza vita, impiccato nella casa dove viveva con i genitori.
Per un anno il ragazzo non usciva di casa a causa di una forte depressione, in cui era caduto dopo la scoperta che alcuni colleghi di lavoro avevano pubblicato su Facebook foto che lo ritraevano rinchiuso in un bidone della spazzatura e con un sacchetto della spazzatura in testa, oltre che a scoprire video in cui veniva pesantemente ridicolizzato e preso in giro. Deriso, fotografato, filmato, umiliato pubblicamente in rete.
La vergogna, la paura di uscire di casa da solo per il suo paese, la chiusura in sé stesso. Andrea era sprofondato in una grave crisi depressiva. Con l’aiuto dei genitori aveva denunciato tutto alla polizia postale, riuscita ad eliminare la pagina Facebook insieme ai video e le immagini pubblicate da un suo ex collega di lavoro.
Andrea si è suicidato non riuscendo a sopportare il peso di quegli atti terribili, ripresi e messi online. visibili a tutti. A condurlo alla morte è stata una progressiva e forte depressione causata dal cyberbullismo.
Uno dei fatti di cronaca legati al cyberbullismo che ha scosso l’opinione pubblica e che è stato subito dimenticato. Noi vogliamo che queste giovani storie non vengano dimenticate, perché perdere giovani vite significa che l’intera società ha perso, rappresenta un’altra sconfitta collettiva.
La psichiatra Donatella Marazziti ricorda che “sono duecentomila i ragazzi vittima di cyberbullismo in Italia, e non sono protetti in nessun modo dalla legislazione europea. Questo caso di Cyberbullismo è l’ennesima sconfitta per tutti noi”.