Le parole feriscono e sono capaci di lasciare segni profondi su fragili bambini. “Weapon of choice” è un progetto nato per trasmettere questo messaggio attraverso ritratti fotografici. Il bullismo resta dentro, come una ferita che non guarisce mai. Le offese urlate a voce, o scritte sui social network, hanno conseguenze gravissime, diventano un fardello difficile da sopportare e superare.
Richard Johnson è il fotografo che ha creato gli scatti della campagna. Molti dei soggetti fotografati sono stati realmente vittime di bullismo, ciascuno violentato da un insulto che rimane come un marchio indelebile sulla pelle. Si tratta di aggressione a tutti gli effetti anche se i lividi non si vedono.
Il bullismo è un atroce, perché sgretola le certezze, distrugge la fiducia in sè stessi. Ha calpestato la felicità di tanti, troppi, bambini, ha strappato loro il sorriso. Derisi e picchiati da chi era felice della loro sofferenza. Piangevano e si sentivano soli, mentre nella mente risuonavano le parole “stupida”, “patetica”, “ritardato”, “brutto”, “feminuccia”. Oggi stanno crescendo e diventando adulti, ma non hanno cancellato quei ricordi, che rivivono in loro e fanno ancora male.
“Occorre riflettere, occorre parlarne, occorre non voltare la testa dall’altra parte”, come si legge sul sito del progetto (www.hurtwords.com). Questo male che si diffonde e conta sempre più vittime riguarda non solo chi lo vive sulla sua pelle, ma tutti, perché se lasciamo morire l’amore e spegnere i bambini, allora il nostro futuro sarà fatto solo di odio e buio. Ecco perchè dobbiamo dire no alla violenza e al bullismo.